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Anatomia della mano
La mano è la struttura prensile dell’uomo. A differenza degli altri primati la mano dell’uomo ha la capacità di opporre il pollice all’indice ed alle altre dita: il movimento fine delle dita consente di utilizzare utensili molto piccoli e sottili.
Anatomicamente la mano è costituita da 27 ossa
- le 8 ossa del carpo sono disposte su due file. La fila prossimale è composta dallo scafoide, dal semilunare, dal piramidale e dal pisiforme: forma con l’estremità distale del radio e dell’ulna l’articolazione del polso. La fila distale è composta dal trapezio, dal trapezoidale, dal capitato e dall’uncinato.
- le 5 ossa metacarpali
- le falangi della mano
La frattura dello scafoide
Lo scafoide è l’osso del carpo che che più frequentemente può andare incontro a una frattura. Questa si verifica dopo una caduta con appoggio sul palmo della mano e polso esteso. La diagnosi della frattura dello scafoide non è sempre facile. È possibile che il soggetto infortunato, in seguito all’evento traumatico, non si sottoponga ad un esame radiografico poiché il polso è si dolente ma non eccessivamente gonfio ed il movimento del polso risulta limitato solo parzialmente. La sintomatologia inoltre regredisce nei giorni successivi al trauma con l’applicazione di ghiaccio e l’assunzione di farmaci antidolorifici. In questo caso a distanza di alcuni mesi il soggetto comincerà ad accusare una dolenzia al polso accompagnata da debolezza della mano. Una radiografia della mano metterà in evidenza una pseudoartrosi, ovvero una vecchia frattura dello scafoide non consolidata.
Invece qualora il soggetto infortunato, in seguito all’evento traumatico, si sottoponga subito ad un esame radiografico, è possibile che la radiografia non evidenzi alcuna frattura. Questo succede perché la frattura è composta. Anche in questo caso a distanza di tempo il soggetto svilupperà una pseudoartrosi. Qualora il soggetto infortunato, oltre all’esame radiografico, venga sottoposto ad una risonanza magnetica, questa può evidenziare la frattura dello scafoide. In caso di frattura composta si provvederà all’immobilizzazione del polso per 6 settimane. Molte fratture composte dello scafoide guariscono dopo il periodo di immobilizzazione. Tuttavia alcune non consolidano e sviluppano pseudoartrosi. Questo succede perché l’osso scafoide ha una vascolarizzazione debole.
Il trattamento conservativo della frattura composta dello scafoide prevede un periodo di immobilizzazione (6 settimane) e magnetoterapia. In caso di pseudoartrosi le onde d’urto focali possono essere una valida alternativa all’intervento chirurgico: le onde d’urto favoriscono la vascolarizzazione della frattura con conseguente riattivazione dei processi di consolidamento. La chirugia trova indicazione in caso di frattura scomposta dello scafoide o nelle pseudoatrosi.
La frattura del V° metacarpo
La frattura del V° metacarpo è detta anche frattura del pugile poiché il V° metacarpo si frattura quando si sferra un pugno su una superficie rigida. In alcuni casi la frattura riguarda il IV° metacarpo. La radiografia della mano è importante per confermare la diagnosi della frattura del V° metacarpo e per decidere il trattamento. Se la frattura è molto scomposta è necessario un intervento chirurgico di riduzione con fili metallici. Nel caso di frattura lievemente scomposta il trattamento sarà conservativo con riduzione incruenta ed immobilizzazione con gesso.
La Sindrome di De Quervain
Che cosa è la sindrome di De Quervain?
La sindrome di De Quervain è una tenosinovite dell’abduttore lungo e dell’estensore breve del pollice che causa dolore al polso e lungo il pollice stesso quando si cerca di muoverli. La tenosinovite è un’infiammazione della guaina sinoviale che riveste i tendini per ridurre l’attrito da sfregamento lungo il suo decorso. L’infiammazione fa aumentare il volume del tendine riducendo lo spazio di scorrimento e aumentando l’attrito.
Quali sono le cause della sindrome di De Quervain?
La sindrome di De Quervain è chiamata anche “mal di mouse”. Infatti tra le cause d’insorgenza di questa tenosinovite troviamo l’uso eccessivo del polso: attività ripetitive che prevedono il movimento di flessione-estensione del pollice come usare il mouse o la tastiera del computer, suonare uno strumento musicale, cucire.
Spesso l’insorgenza della patologia coincide con i primi mesi di vita di un bambino.
Quali sono i sintomi della sindrome di De Quervain?
I sintomi della sindrome di De Quervain sono:
- dolore al polso e lungo il dorso del pollice quando si cerca di muoverli: il dolore viene provocato soprattutto quando si afferrano oggetti, si utilizza il mouse, si scrive con la penna, si gira una chiave
- tumefazione lungo il decorso dei tendini
- la comparsa di quello che il paziente descrive come “un ossicino che prima non c’era”: consiste in un rigonfiamento della guaina che è di consistenza dura
- formicolio lungo il dorso del pollice dovuto all’irritazione di un piccolo ramo nervoso che decorre sopra la guaina ispessita.
La diagnosi della sindrome di De Quervain
La diagnosi della sindrome di De Quervain si basa sulla descrizione dei sintomi. Inoltre si effettua il test di Finkelstein. Il test consiste nel chiudere la mano a pugno con le dita lunghe attorno al pollice e flettere il polso verso il mignolo: se positivo l’inclinazione del polso evoca dolore acuto. L’ecografia evidenzia le alterazioni infiammatorie dei tendini.
Il trattamento della sindrome di De Quervain
Per curare la sindrome di De Quervain è importante ridurre l’attività lavorativa o manuale, evitando di ripetere per ore e ore lo stesso tipo di movimento. La fisioterapia mira alla riduzione del dolore e dell’infiammazione con sedute di ultrasuoni a freddo, laserterapia ad alta potenza e tecarterapia. Quando la sintomatologia non migliora con il riposo e la fisioterapia si rende necessario il ricorso al trattamento chirurgico.
La Rizoartrosi
Che cosa è la rizoartrosi?
La rizoartrosi è l’artrosi che colpisce l’articolazione trapezio-metacarpale, ovvero l’articolazione alla base del pollice. L’artrosi è una malattia degenerativa che colpisce le articolazioni e si manifesta con un’usura progressiva della cartilagine articolare che riveste le superfici ossee. Ne consegue un attrito tra queste superfici articolari che provoca dolore. La rizoartrosi è più diffusa nelle donne sopra i 50 anni.
Quali sono i sintomi della rizoartrosi?
I sintomi della rizoartrosi sono:
- dolore alla base del pollice che compare quando il paziente esegue semplici movimenti di prensione come aprire un barattolo o un rubinetto, girare la chiave in una serratura
- dolorabilità alla pressione diretta sulla base del pollice
- rigidità dell’articolazione trapezio-metacarpale con progressiva riduzione del movimento di apertura verso l’esterno del pollice
- progessiva riduzione della forza nella prensione
Come curare la rizoartrosi?
Il trattamento conservativo della rizoartrosi prevede:
- terapie fisiche per la riduzione del dolore e dell’infiammazione: laserterapia ad alta potenza, tecarterapia, ultrasuoni in acqua, magnetoterapia
- chinesiterapia passiva: mobilizzazioni passive per migliorare la mobilità dell’articolazione trapezio-metacarpale e ridurre la rigidità articolare
- infiltrazioni intra-articolari di acido ialuronico e/o cortisone
Il trattamento chirurgico è necessario in caso di rizoartrosi severa con difficoltà od impossibilità a compiere qualsiasi gesto di prensione.
Il dito a scatto
Che cosa è il dito a scatto?
La tenosinovite stenosante, conosciuta come “dito a scatto”, é una malattia infiammatoria che colpisce la guaina ed i tendini flessori delle dita. Anatomicamente la guaina avvolge il tendine del dito riducendo l’attrito. Il tendine viene mantenuto nella sua posizione dalle pulegge. Le pulegge sono anelli legamentosi, ancorati all’osso, che formano dei tunnel fibrosi entro i quali scorrono i tendini, facilitati dalla presenza delle relative guaine. Lo scopo delle pulegge è far aderire i tendini alle ossa per ottenere il movimento di flessione delle dita.
Quando la guaina del tendine si infiamma sviluppa una zona di rigonfiamento. Succede che nei movimenti di flessione del dito, il tendine scorra con fatica all’interno del canale e si “blocchi” (il dito si blocca in flessione). Il passaggio del tendine avviene con il classico “scatto”. Il passaggio difficoltoso del tendine è doloroso e produce ulteriore infiammazione. Si crea così un circolo vizioso.
Quali sono i fattori di rischio del dito a scatto?
Il dito a scatto compare il più delle volte senza causa apparente. I fattori di rischio della tenosinovite stenosante sono:
- un sovraccarico funzionale
- microtraumi ripetuti dei tendini flessori delle dita
- alcune patologie come l’artrite reumatoide, il diabete e la gotta.
Quali sono i sintomi del dito a scatto?
I pazienti riferiscono un movimento di flessione del dito doloroso e anomalo. A volte è possibile avvertire il tipico “scatto” senza alcun dolore. La palpazione nella regione palmare può rivelare la presenza di un nodulo che si muove durante il movimento del dito. In uno stadio avanzato il dito può risultare bloccato in flessione.
Qual è il trattamento del dito a scatto?
Le onde d’urto focali rappresentano la miglior soluzione per il dito a scatto: riducono l’infiammazione con conseguente riduzione del volume del tendine interessato. Nel caso di insuccesso del trattamento conservativo, è necessario un intervento chirurgico in day hospital: l’obiettivo della chirurgia è liberare il tendine tramite l’incisione della prima puleggia.